Il comportamento dei governi italiani negli ultimi anni a fronte Covid-19, e non solo, ricorda quello di un padre che per aiutare il figlio ricorre al debito in quanto non ha proprie risorse disponibili.

Può “suonare” sbagliato ma, innanzi tutto, occorrerebbe definire cosa si intende per aiuto. In effetti:

– se il padre, che non ha risorse proprie, si indebita per far studiare o lavorare un figlio che sarà, probabilmente, in grado di rimborsare il debito al padre e quindi il padre al creditore, non ci sono dubbi;

–  se il padre, che non ha risorse proprie, si indebita per far “sopravvivere” un figlio che sarà, certamente e anche per esperienza, non in grado di rimborsare il debito al padre, quest’ultimo non sarà in grado di rimborsare il creditore sic-et-simpliciter ma, per una volta, il padre “taglierà ulteriormente le sue spese” e, nel tempo pur a fatica, rimborserà il creditore;

-però, in quest’ultimo caso, se il figlio è dedito solo alla sopravvivenza, avrà ancora bisogno delle risorse del padre che vorrà o dovrà indebitarsi ulteriormente, e così via, fino alla lenta rovina di entrambi.

L’esempio sarebbe ancor più completo ma complesso se dovessimo inserire anche la madre e gli eventuali altri figli. Tuttavia il concetto è chiaro e, mutuando da termini più generali, occorre ricordare che la carità è la soluzione di una emergenza e non la soluzione del problema che ha causato l’emergenza.

L’esempio sarebbe ancor più completo ma complesso se dovessimo inserire anche la madre e gli eventuali altri figli. Tuttavia il concetto è chiaro e, mutuando da termini più generali, occorre ricordare che la carità è la soluzione di una emergenza e non la soluzione del problema che ha causato l’emergenza.

E’ la differenza espressa da Draghi fra investimenti attivi e passivi vista nella prima parte dell’articolo pubblicata il 15.04.21.

Insomma l’investimento senza ritorno, cioè senza creazione di valore aggiunto per il recupero, in situazioni di emergenza e in presenza di mancanza di risorse proprie, si potrà o dovrà adottare, tuttavia non ripetutamente altrimenti si rischia il fallimento. Di esempi ne è piena anche la storia moderna (Unione Sovietica, Argentina, Turchia nonché l’attuale problema del rimborso del debito di diversi paesi africani verso la Cina).

La Green Economy e la Digitalizzazione delle PMI

Se ora è fondamentale privilegiare i progetti utili, non importa se nuovi o vecchi, non c’è dubbio che l’utilità di un progetto per la digitalizzazione nelle PMI fosse nota ben prima della pandemia.

L’arretratezza degli strumenti digitali e/o il mancato sviluppo dell’organizzazione aziendale verso modelli evoluti sono infatti tra le cause di perdita di competitività delle nostre aziende negli ultimi 20 anni, con pesanti riflessi economici e sociali a livello nazionale.

La pandemia ha semplicemente – e drammaticamente – acuito l’urgenza di interventi in tal senso, facendone dell’esito un punto di non ritorno, nel bene o nel male.

Gli strumenti digitali per le imprese sono come i mezzi di trasporto per le persone e le cose: la storia ci insegna che le opportunità di acquisto e di vendita, come quelle di viaggiare, si sono immensamente ampliate con lo sviluppo di veicoli in movimento su terra, su aria e su mare. Non si va a piedi su Marte.

Nella fattispecie, la digitalizzazione fornisce strumenti importanti per le imprese praticamente in tutti gli ambiti di azione:  dalla produzione, già della terza rivoluzione industriale negli anni ’60 del secolo scorso, alla gestione della contabilità generale ed industriale, via via includendo gli ambiti della comunicazione, della formazione, del marketing e commerciale così come quelli economici e finanziari più evoluti, capaci di proiezioni sui bilanci futuri di alternative strategiche ed efficaci tool di monitoraggio e di controllo.

Nonostante questo, nella maggior parte delle aziende risultano ancora prevalenti le attività che NON aggiungono valore al prodotto (o al servizio), nonostante l’importanza di una loro drastica riduzione sia stata bene evidenziata nel modello industriale basato sulla lean production da almeno 40 anni.

C’è di più.

Il cambiamento climatico, un continuo aumento della polarizzazione della ricchezza, crisi economiche globali, disagi sociali di lontana origine e nuove criticità provocate dalla pandemia evidenziano che non è più il tempo di ragionare per compartimenti stagni.

Il numero medio di figli delle donne di cittadinanza italiana certificato dall’ISTAT, 118 ogni 100 donne nel 2020, il più basso di sempre, ci parla di una società in estinzione nel giro di poche generazioni e di un territorio soggetto a massivi fenomeni di immigrazione nel prossimo futuro.

Il Next Generation EU, proprio perché finalizzato alla sussistenza ed al benessere delle prossime generazioni, incentiverà pertanto interventi compatibili o promotori di un ambiente sostenibile, di una società equa e vivibile, di tecnologie al servizio dell’uomo. Evidente, pertanto l’orientamento verso una Green Economy che sia nel contempo Social.

Per le aziende ciò comporta il superamento dei limiti strutturali legati alla dimensione, alla organizzazione, alla carente pianificazione, alla finanza, alla comunicazione e di agire in un orizzonte economicamente, ambientalmente e socialmente sostenibile sul lungo periodo.

La digitalizzazione ha già oggi potenti strumenti per dare supporto alle aziende in ciascuno di questi ambiti e continua a svilupparsi molto rapidamente.

Una chiara visione degli obiettivi ci permette di evolvere il modello Industria 4.0, supportato da tutte le tecnologie abilitanti verso una Società 5.0 a misura d’uomo.

Non perdiamo pertanto questa imminente opportunità di creare un nuovo Rinascimento dopo la piaga della pandemia!

Il Processo Aziendale efficiente accoglie meglio il 4.0

La fabbrica del futuro prossimo vedrà persone e macchine lavorare insieme in sicurezza per aumentare la produttività aziendale, migliorare l’efficienza del prodotto, realizzare beni nel rispetto dell’ambiente aumentando nel contempo la competitività dell’Azienda sul mercato.

La fabbrica intelligente (smart factory) sarà tale se saprà coniugare l’automazione industriale di Industria 4.0 con l’adeguata messa in rete di tutto il sistema, sapendo analizzare e controllare in tempo reale l’intero processo aziendale.

È allora nell’analisi del processo aziendale (non solo del processo produttivo) che si gioca il futuro!

Il processo aziendale va analizzato con rigore e senso critico, raccogliendo tutte le informazioni che riguardano l’intero ciclo delle operazioni: dal ricevimento dell’ordine sino alla consegna (del prodotto o del servizio) al Cliente. L’Analisi del Flusso di Valore (Value Stream Analysis) separa le attività che contribuiscono alla creazione di valore dalle attività che producono sprechi identificando, così, le opportunità di miglioramento. Attualmente molteplici studi confermano che solo il 30% delle attività che una PMI esegue ogni giorno è a valore aggiunto!

Appare allora evidente che il presupposto per creare una smart factory sia di individuare quel 70% del lavoro che non crea valore aggiunto. Si deve avere un piano per eliminarlo (o, quantomeno, ridurlo) e, quindi, implementare il piano di digitalizzazione. Se così non facessimo andremmo ad ottimizzare solo il 30% delle attività con conseguente perdita di competitività.

Intelligenza Artificiale: prepariamoci perché il futuro è già cominciato

“Rivoluzione Digitale” (Digital Disruption) e “Intelligenza Artificiale” (AI – Artificial Intelligence”) non sono termini che riguardano il futuro.

  • Le nuove tecnologie digitali hanno già modificato completamente (Digital Disruption) il modello di business, migliorato la produttività ed arricchito di tecnologia i prodotti offerti.
  • L’intelligenza Artificiale (AI) è un insieme di tecnologie che permette alle macchine di percepire, comprendere, imparare ed agire. L’AI trasforma la relazione uomo-tecnologia, potenziando la creatività e l’abilità delle persone. Il futuro della AI preannuncia una nuova “disruption” offrendo strumenti in grado sia di migliorare la progettualità dei prodotti che di aumentare la produttività attraverso la maggior velocità e precisione delle macchine.

Se da un lato è auspicabile che i Governi accelerino i loro interventi per delineare una strategia che:

  • Supporti la “ricerca, formazione e l’innovazione” e
  • Assicuri l’uso responsabile dei sistemi di AI, ponendo al centro i diritti, il benessere ed i valori delle persone (Human-centred AI),

dall’altro le PMI devono entrare nell’ordine d’idea che questo futuro è già iniziato e che non si tornerà indietro. Non far propria questa tendenza equivale a non assicurare un futuro per la propria Azienda.

Continuate a seguirci.

A cura del Tavolo Finanza e Controllo
Coordinatore del Tavolo: Andrea Spensieri
Contributi tecnici: Patrizia Arioli, Stefano Casoni, Marco Curti, William Di Cicco, Gianfranco Guerini Rocco, , Alessandro Pistagnesi, Michele Vanzi