Nessuna strada è sbagliata quando non si sa dove andare“. Così rispose lo Stregatto ad Alice quando, sentendosi persa nel Paese delle Meraviglie, chiese informazioni sulla strada da prendere.

Ovviamente lo Stregatto chiese ad Alice dove volesse andare e, quando la ragazzina rispose che non lo sapeva, la risposta fu logica e lapidare.

Se non si sa dove andare qualsiasi strada è giusta … ed è quindi impossibile commettere errori.

Questa prima citazione ci fa comprendere una cosa fondamentale: l’errore nasce nel momento in cui c’è la consapevolezza di cosa sia giusto.

Se non si sa che cosa è (o potrebbe) essere giusto, non può esistere il concetto di sbagliato!

Cominciamo con il piede giusto e chiediamoci quindi cos’è un errore, tenendo a mente che deve esserci un “modello” esatto perché l’errore esista!

Ovviamente ci riferiamo in questo articolo all’errore in azienda che è un tipo di errore più facilmente definibile.

È errore uno scostamento, una variazione, una anomalia rispetto ad una “linea” definita , ad un requisito, ad una tolleranza, ad una procedura … ovvero, ripensando ad Alice nel Paese delle Meraviglie, l’errore è qualcosa che si commette quando si sa cosa sarebbe stato giusto fare e non lo si fa o quando si hanno le informazioni che, opportunamente seguite, potrebbero portare alla meta fissata o all’obiettivo e non le si segue.

Il giocatore alla roulette che punta una somma su un numero e perde, non ha sbagliato a puntare: ha semplicemente avuto sfortuna.

Uno scienziato che combina alcuni elementi durante un esperimento speculativo sta sperimentando, cioè sta cercando di trovare conforto ad una teoria che ritiene giusta, ottenendo un risultato atteso da una procedura di miscelazione di due sostanze; se l’esperimento fallisce non è un errore… a meno che il chimico non abbia derogato dal metodo dell’esperimento, alterando quindi qualche parametro e compromettendo l’acquisizione del risultato sperato.

Quindi si commette un errore, ad esempio, quando si agisce nella conoscenza di un metodo, ma non lo si segue (a volte anche in modo non completamente consapevole).

Questo è quello che succede in azienda quando un processo non ha raggiunto l’obiettivo sperato.

Dimentichiamoci un momento delle cause per le quali non si raggiungono gli obiettivi (possono essere diverse e non solo dovuti ad errori) e focalizziamoci ancora un attimo sull’errore e su quando avviene.

Ci sono due momenti distinti che danno un valore specifico all’errore:

  • “A” – Fase di formazione, istruzione e addestramento.
  • “B” – Fase operativa, professionale.

In fase “A” fare errori è giusto. Nonostante l’esperienza scolastica ci abbia insegnato che “sbagliare è sbagliato”, fare errori è l’unico modo per apprendere in modo realmente efficace e quindi in ogni momento in cui facciamo formazione è giusto che le persone possano sbagliare.

A scuola fare errori è sempre stato frutto di delusioni, arrabbiature, brutti voti e figuracce… Il che ci ha portato a sviluppare il concetto che “sbagliare è sbagliato”.

Ma è stato provato che gli alunni che in fase di apprendimento commettono errori, sono quelli che poi ne fanno decisamente meno quando poi si trovano a svolgere una mansione operativa o professionale.

L’errore insegna ad imparare, ma solo quando sto studiando.

Ci sono invece momenti, quando siamo in fase “B”, in cui sbagliare non è ammesso: un chirurgo, un pilota di aereo, un ingegnere strutturalista non possono (e non devono) commettere errori nella loro attività, ma questo perché non sono in una fase di addestramento, formazione o istruzione!

Certo “possono” commettere errori, ma spesso le conseguenze sono disastrose e non solo per loro stessi. Per questo la preparazione è mirata a fare in modo che, anche in caso di errori, questi siano gestibili minimizzando le conseguenze.

In fase di addestramento piloti ad esempio si fa largo uso di simulatori di volo per addestrare il pilota a manovre complesse o d’emergenza: alcuni simulatori cercano di rendere l’esperienza dell’errore ancora più sensibile e costruttiva mettendo un commento alla fine dell’esercitazione che ha avuto esito negativo del tipo “l’aereo si è schiantato e sono morte 135 persone”.

Quindi è essenziale capire il PERCHÈ si commettono errori.

Questo è l’incipit di un articolo più ampio, per chi volesse approfondire trovate i miei contatti su internet.

A cura del Tavolo Sviluppo Competenze e Risorse Umane
Coordinatore del Tavolo: Gianluca Sardelli
Autore dell’articolo:
Ruggero Romano