Premessa

A cura di Andrea Spensieri

Nell’articolo pubblicato a pagina 59 sul Book #1 di ACIM, presentato all’Hotel Majestic (già Baglioni) a Bologna l’1 dicembre 2022, avevamo evidenziato come il Recovery Fund o Next Generation EU partisse da una premessa fondamentale fatta dal Presidente Prof. Mario Draghi con la frase: “Quel che bisogna valutare è se un progetto è utile o no”. Questa frase è stata estrapolata da un discorso articolato sull’emissione di debito pubblico nell’ambito del G30 nel dicembre 2020 e sulla distinzione tra debito “buono” e debito “cattivo”.

A distanza di due anni e mezzo sono stati affidati i fondi del PNRR all’Italia come spiegato di seguito secondo le misure e le indicazioni fornite dalla Commissione UE.

Nell’articolo passeremo in rassegna lo stato dell’arte del PNRR: considerando il prefinanziamento e le prime due rate, finora l’Italia ha visto transitare nelle proprie casse 66,9 miliardi di euro, suddivise in 28,95 di sovvenzioni e 37,94 di prestiti; sono in corso i lavori con la Commissione UE per l’erogazione della terza rata pari a 19 miliardi di euro.

Successivamente esamineremo come la finanza agevolata possa rappresentare un eccellente strumento di supporto per il Finance, soffermandoci – così come fatto per i fondi PNRR – sullo stato di utilizzo dei Fondi Strutturali (il 2023 è l’ultimo anno utile per spendere le risorse del ciclo di programmazione 2014-2020 ed è attualmente in corso la programmazione 2021-2027).

Infine, anche alla luce di quanto esposto precedentemente, sarà evidenziato come sia sempre più urgente una riforma complessiva degli incentivi, già avviata da parte del Governo nel febbraio 2023 e da implementare entro i successivi 24 mesi.

Questi fondi sono indispensabili per aiutare lo sviluppo e il rafforzamento delle PMI.

Cercheremo di dare indicazioni utili a chi vorrà tra Imprese e Professionisti accedere alle fonti ed alle banche dati ufficiali per attingere informazioni e statistiche sugli attuali progetti, anche se al momento si registrano una forte concentrazione sulle grandi imprese e decine di migliaia di piccoli progetti che interessano le PMI (valore medio di circa 70-80 mila euro).

Lo sforzo di AICIM come sempre è quello di diffondere cultura aziendale e di management utile a strutturare i processi e le figure necessarie alla gestione sistemica e organizzata dell’impresa, nel rispetto degli adeguati assetti organizzativi e del reperimento delle risorse necessarie alla crescita e allo sviluppo sostenibile.

PNRR: sintesi stato dell’arte e suggerimenti pratici per le PMI

A cura di Stefano Casoni

ll Piano nazionale di ripresa e resilienza (“PNRR”) prosegue nelle attività programmate per l’attuazione delle riforme e degli investimenti con scadenza entro il termine del primo semestre 2023. Come è ormai noto sull’esecuzione dello stesso non esistono informazioni trasparenti e complete. La piattaforma della Ragioneria dello Stato che dovrebbe raccoglierle, Regis, è aperta solo ad alcuni addetti ai lavori e comunque a due anni e mezzo dall’avvio di questa sfida per il sistema-Paese non sembra ancora pronta: molti Comuni recalcitrano all’idea di alimentare la banca dati con le informazioni dei loro appalti; preferiscono tenerle per sé lamentando un sovraccarico di mansioni.

Uno studio sorprendente del Pnrr Lab della Sda Bocconi, analizzando «OpenCup», la banca dati sui «Codici Unici di Progetto» che contiene tutti i piani basati con relativi enti attuatori e importi, ha però evidenziato una grande problematica legata alla distribuzione a pioggia delle risorse del Piano per opere edilizie, che non riguarda solo i comuni, ma soprattutto loro.

A titolo d’esempio, la misura M2C4 «Investimento 2.2: Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni», di cui è titolare il Ministero dell’Interno, che a fronte di un finanziamento di 6 miliardi «prevede circa 39 mila cosiddetti “piccoli interventi”, dalla dimensione media di 75 mila euro, e circa 7 mila “medie opere”, dalla dimensione media pari a 450 mila euro».

Si tratta, va ricordato, di progetti che erano già stati finanziati dai programmi nazionali e che sono poi stati trasferiti nel Pnrr trasmesso a Bruxelles nell’aprile 2021.

Gli appalti più piccoli peraltro sono concentrati non solo nelle regioni tirreniche del Sud (quelle con le amministrazioni più fragili), ma anche in Piemonte, Lombardia, Lazio e Marche, mettendo in luce il rischio insito in questa polverizzazione: assorbire una quantità di energie burocratiche — bandi, esami, ricorsi — con effetti quasi irrilevanti per il Paese.

Decine di migliaia di appalti minimi valgono in aggregato appena 2 dei 108 miliardi di euro del Pnrr dedicati a progetti di costruzione, eppure impegnano le amministrazioni coinvolte al di là dei loro mezzi.

Esistono invece solo 3.300 appalti del Pnrr da più di cinque milioni di euro e valgono nel complesso 76 miliardi.

Così ogni dirigente comunale in Italia gestisce in media oltre 3 progetti e fondi per 772 mila euro, ma in alcuni territori — specie del Sud — la sproporzione fra risorse umane e appalti è più accentuata. Quasi 500 comuni contano decine di progetti per dipendente.

Come già affermato negli interventi passati, la capacità delle PMI passa attraverso un adeguato assetto organizzativo che riesca ad intercettare questa miriade di piccole opportunità; purtroppo però spesso le problematiche nascono dalla scarsa organizzazione di mezzi e persone della Pubblica Amministrazione, che in alcuni casi è arrivata a rinunciare ai progetti già finanziati per mancanza di personale e tecnici adeguati a seguire il progetto stesso, perdendo importanti investimenti utili per la collettività e per le PMI che avrebbero potuto realizzarli.

Per il futuro un aiuto potrebbe arrivare con le misure di semplificazione dei decreti Pnrr-ter (13/2023) e PA (Dl 44/2023) che «hanno favorito l’azione delle amministrazioni, anche per le realtà più piccole. Nel mirino rimangono «l’adeguatezza delle risorse umane e delle competenze gestionali e tecniche necessarie a fronte di una sfida così ambiziosa» e un rischio di sovraccarico, segnalato soprattutto per i Comuni del Centro-Sud.

In un contesto del genere, è complicato realizzare quel balzo che imporrebbe nel 2023-2026 un aumento di spesa dell’83% rispetto alla media annua registrata nel 2017-2020 (quando però non c’erano i fondi del Pnrr). L’impennata sarebbe ancora più consistente nei Comuni del Centro e del Sud (+100%) e raggiungerebbe il picco nelle Isole (+126,6%).

Tutto questo potrebbe portare alla riduzione delle risorse che la UE ha indicato come disponibili per finanziare il Piano, con conseguenze negative e occasioni perse per il Paese, soprattutto in quelle aree che ne avrebbero maggiore bisogno.

A cura del Team Finanza e Controllo

Coordinatore del Team: Andrea Spensieri

Vice-Coordinatori: Alessandro Pistagnesi, Stefano Casoni

Contributi tecnici: Alessandro Pistagnesi, Marco Curti, Domenico Tolomeo, Guido Alberto Micci