A cura di Michele Sgarbossa

Il Team Finanza & Controllo di AICIM invia a tutti gli associati ed ai nostri lettori i migliori auguri per un prospero e speriamo più sereno 2023.

In questo primo articolo del nuovo anno ci occuperemo di un tema caro a tutto il mondo delle Imprese e alla Consulenza di Management, cercando di focalizzarci sul complesso rapporto tra Azienda e Consulente.

Iniziamo con l’analizzare il mercato di riferimento.

“I dati dell’Osservatorio del Management Consulting, realizzato da Assoconsult in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, segnalano per il 2021 un fatturato aumentato del 10,9%, rimbalzando in modo sostanziale dopo la prima fase di pandemia da Covid 19, arrivando ora a superare un valore aggregato stimato di 5,1 miliardi. Per il 2022 ci si attende un ulteriore +11,4 per cento.

Il traino più forte è arrivato dai big del settore, per i quali il 2021 si è concluso con +10,2% seguito al +3,5% del 2020. Ripresa (+12,2%) anche per le medie società di consulenza, dopo però una perdita del 3,8% nel 2020. Quanto alle piccole e micro società di consulenza sono cresciute rispettivamente del 10% e del 13,1%: una crescita sostenuta che però non è riuscita a coprire il calo 2020 (rispettivamente del -15,6% e del -19,5%).

Tutto questo in un quadro in cui il Management Consulting nel 2021 ha occupato oltre 52mila persone, con all’interno circa 45.900 professional. Rispetto al 2010 l’occupazione dei professional è cresciuta ad un tasso medio del 5,4%, allineata all’incremento medio del fatturato”.

Per saperne di più consulta QUI.

Da questo scenario partiremo per focalizzarci sul tema in visione AICIM-AISOM con spirito pragmatico e cercando di dare spunti utili sia alle Imprese che ai Consulenti (entrambi rappresentano la nostra base associativa), protagonisti senza i quali non ci sarebbe cultura di Impresa e Management generatori di sviluppo, crescita e occupazione.

Consulente di PMI: le categorie

A cura di Marco Curti

ll rapporto in oggetto si articola, in verità, in diversi segmenti a seconda del tema della consulenza, ovvero:

  1. Consulenza fiscale

Questa attività è tipica del Commercialista.

Generalmente, anche se non necessariamente, il commercialista è presente in azienda da lungo tempo ed é basata su una fiducia che vorrei definire “obbligata” in quanto l’imprenditore “non ha voglia di fiscale” ……. e poi gli è quasi impossibile restarne aggiornato.

Se non si rilevano errori macro nel tempo, la collaborazione diventa, come sopra detto, di lungo periodo e quindi di solida fiducia. Una fiducia che si estende anche alle scelte di gestione straordinaria, oltre che alla loro dovuta gestione.

Con l’aumento della dimensione aziendale, i limiti delle competenze del commercialista al di fuori del fiscale si evidenziano sempre più, soprattutto in termini di Controllo di Gestione, Marketing e Vendite, Organizzazione e Gestione delle Risorse Umane, Operations ecc. …

In ogni caso il Commercialista resta un collaboratore esterno di primaria fiducia per l’imprenditore di PMI

  1. Consulenza tecnico-operativa

Rientrano in questa attività consulenze quali: sistema della qualità, logistica, processi produttivi, controllo di gestione, SW e HW gestionale ecc. … che si confrontano con le esistenti competenze, pur non necessariamente profonde, dell’imprenditore.

Queste consulenze sono svolte da società o free lance specializzati ed esterni all’azienda e hanno la caratteristica di essere definibili e concordabili in termini sia quali-quantitativi che a priori per obiettivi, modalità e tempi.

Certamente non può mancare la fiducia dell’imprenditore di PMI, ma le competenze di quest’ultimo gli permettono di discernere con una relativa facilità quali partner scegliere.

  1. Consulenza politico-strategica

E’ il necessario confronto diretto con l’incertezza e l’indipendenza del mercato e dell’ambiente che rende questo segmento consulenziale particolarmente critico sia in termini professionali che personali.

Stiamo riferendoci a consulenze quali: business planning e piani industriali, marketing strategico, organizzazione e gestione delle vendite e la digital marketing.

Sia la consulenza fiscale che quella tecnico-operativa coinvolgono solo ragioni, situazioni e/o necessità interne all’azienda e sono, più o meno, di libera scelta da parte di questa perché non di impatto diretto, quanto meno nel breve periodo, su clienti e stakeholder.

L’incertezza sul futuro che fattori come mercato e ambiente causano alle relative decisioni aziendali tende generalmente a livellare il confronto fra l’imprenditore e il consulente specialista, cioè a non porre necessariamente una delle due parti managerialmente superiore all’altra. E’ evidente, allora, che l’imprenditore abbia o sviluppi sentimenti di incertezza, sospetto e dubbio pur in presenza di stima per il consulente. Insomma, l’imprenditore rischia di non essere mai completamente sicuro che quanto consigliato sia ciò che è SENZA DUBBIO giusto.

Il punto è proprio quel SENZA DUBBIO.

L’imprenditore di PMI che si è fatto in gran parte da solo, che conosce l’azienda in ogni suo ambito, che non ha dubbi su se stesso … non ha dubbi che il Commercialista lo seguirà fedelmente, non ha dubbi che il Consulente Tecnico-operativo preparato risolverà il problema … ma NON E’ SENZA DUBBI che ciò che gli dice un Consulente Politico-Strategico su un FUTURO INCERTO e INDIPENDENTE DA LUI possa essere da lui accettato.

Cosa è quindi necessario nel rapporto Imprenditore di PMI e Consulente di strategia e mercato?

Proveremo a rispondere con i contributi a seguire.

Nella parte II dell’articolo esamineremo approcci ed evoluzioni tra le tipologie di consulenza ed il valore aggiunto che nasce dal rapporto di consulenza per le Imprese.

Continuate a seguirci.

A cura del Team Finanza e Controllo

Coordinatore del Team: Andrea Spensieri

Vice-Coordinatori: Alessandro Pistagnesi, Stefano Casoni

Contributi tecnici: Marco Curti, Domenico Tolomeo, Stefano Casoni, Michele Sgarbossa, Guido Alberto Micci.