Un po’ di cultura sul valore della produttività

A partire dalla rivoluzione industriale in poi il tema della produttività ha appassionato un po’ tutti. Sia i produttori di macchine e impianti (con l’obiettivo di essere sempre più performanti) sia il Management d’azienda (con l’obiettivo di ottenere il massimo risultato ottenibile dalle loro risorse umane).

A mio avviso, per capere meglio la nostra realtà, è necessario capire bene da dove veniamo e come siamo arrivati qui, ai nostri giorni. L’evoluzione della teoria e della pratica della “produttività” ha ovviamente inizio con la Prima Rivoluzione Industriale (fine ‘700 – inizio ‘800), focalizzata sulla meccanizzazione del lavoro e l’aumento della produzione attraverso macchinari sempre più performanti. I metodi utilizzati al tempo per la verifica della “produttività” erano davvero rudimentali, potremmo dire “intuitivi”, infatti si basavano per lo più su una supervisione diretta e i conteggi di fine giornata, poco altro. Ovviamente non erano previsti incentivi e le condizioni di lavoro della “classe operaia” erano prevalentemente precarie o opprimenti. Di fatto l’uomo era un tutt’uno con la macchina.

La prima rivoluzione industriale ci lascia quindi in dote il notevole incremento della capacità produttiva data dalla meccanizzazione con sensibili disuguaglianze sociali, che portarono alla nascita delle prime forme di organizzazione sindacale.

La seconda Rivoluzione industriale (fine ‘800 – inizio ‘900), è di fatto l’evoluzione della Prima rivoluzione. Infatti era focalizzata sulla ricerca della standardizzazione dei processi produttivi basata per lo più sulla ricerca scientifica applicata alla organizzazione del lavoro (Taylorismo). I metodi di verifica della produttività divengono effettivamente misurati, quindi anche paragonabili, avendo come base l’analisi dei “tempi e metodi” per ottimizzare l’efficienza.

La seconda rivoluzione industriale ci lascia quindi in dote un ulteriore aumento percentuale della produzione (con proporzionato ulteriore abbattimento dei costi) ma anche una certa alienazione umana in quanto la catena di montaggio, parcellizzando la produzione, assieme al controllo rigido dei tempi, portò ancora di più l’operaio ad essere parte della macchina sulla quale lavorava.

L’Era Post-Bellica (metà ‘900), ha portato come importante evoluzione la ricerca della qualità e una prima attenzione agli aspetti umani degli addetti. La focalizzazione sulla ricerca della qualità non andava solo nella direzione di produrre meglio, senza scarti, inserendo le prime automazioni, ma anche di produrre “just-in-time” (modello organizzativo JIT di Toyota).

In questo caso, quindi, la maggior produttività veniva ottenuta anche attraverso una sorta di intelligenza applicata alla richiesta produttiva con maggiore soddisfazione del cliente ed una crescente ottimizzazione dei costi di produzione (minori sprechi), unita ad un parallelo miglioramento delle condizioni di lavoro degli operai attraverso la progressiva evoluzione delle macchine, il che presuppone una progressiva evoluzione del Personale addetto alle lavorazioni.

Solo con l’Era Digitale (fine ‘900 – oggi) si ha un vero salto di qualità sia per l’estrema evoluzione delle macchine, attraverso l’automazione avanzata e digitalizzazione dei processi. Un importante supporto per la produttività industriale si ottiene anche dalla robotica e dall’introduzione di ERP, CRM e tutti i sistemi di misurazione fino ad arrivare al “controlling” dettagliato e l’organizzazione aziendale misurata ed evoluta.

La complessità aumentata, quindi, presuppone una conoscenza evoluta. Che quindi deve essere condivisa e insegnata dando luogo alla standardizzazione dei processi formativi e la crescita continua. Ma anche al bisogno di competenze distintive in grado di applicare alla specifica realtà le soluzioni adeguate in grado di portarla all’ottimizzazione del margine (EBITDA) attraverso l’ottimizzazione “globale” della produttività ovvero alla produttività dell’intera struttura.

Dagli anni ’80 ad oggi si sprecano le rivoluzioni, ognuna che proclama al cambiamento, spesso senza alcuna effettività. Addentrarsi nel mercato delle consulenze è impresa davvero ardua. Ognuno vende delle soluzioni, tutte innovative ma quasi sempre non risolutive.

Per evitare di dover prendere una miriade di medicine per curare ogni piccolo acciacco per noi è meglio un intervento sulla cultura. Che porti il malato a vivere una vita più sana, bene impostata. E, come d’incanto, ogni piccolo malanno si risolverà automaticamente.

L’importanza della produttività oggi

A nostro modesto parere, di “ragazzi” con più lauree e oltre venti anni di esperienza alla guida di realtà aziendali di ogni tipo, pensiamo che oggi (più che mai), avere le idee chiare su come massimizzare il margine non è solo strategico ma fondamentale.

Ormai molti imprenditori che vedono il loro margine erodersi sempre di più, o constatano che esso è sempre più aleatorio, hanno capito che anche i costi devono essere variabili altrimenti a rischiare è solo il loro portafogli.

Soprattutto quando il margine è risicato se i costi di produzione restano fissi è davvero facile andare incontro a probabili perdite.

Fortunatamente le soluzioni per supportare la PMI italiana nell’evitare di trovarsi schiacciata tra i costi alti e i ricavi risicati oggi sono molte ma l’aspetto più difficile è capire quali sono le più adeguate in relazione alla specifica situazione aziendale. Inoltre è anche molto delicata la loro applicazione, che infatti deve essere eseguita con esperta sapienza, buona comunicazione e massimo coinvolgimento, per sperare vengano digerite e messe in atto efficacemente.

IL VERO ASSET STRATEGICO di ogni azienda è quindi: avere il polso sulla produttività e impostare un modello organizzativo dinamico. Tutto il resto ruota attorno a questi due asset che devono essere messi in atto insieme per avere un risultato di valore.

Avere il polso sulla produttività (per aziende, di beni o servizi, non cambia)

Per dirla facile si tratta di misurare il ROI di ogni sezione/dipartimento/centro di costo/macchina/funzione … bisogna infatti comprendere quali di questi sia strategicamente incidente per la produzione del business.

Gli asset strategici nell’azienda ben impostata, ovvero per i quali si riesce a trovare il proporzionato equilibrio sono essenzialmente quattro. 1. la struttura, 2. Il capitale umano, 3. la gestione, 4. la partecipazione.

1. STRUTTURA

Per avere una Struttura equilibrata (rispetto al business ovvero in grado di soddisfare la domanda senza ridondanze) è necessario quindi strutturare l’azienda secondo centri di costo e di ricavo realmente incidenti. Il primo studio quindi che andrebbe fatto è verso la ricerca del miglior equilibrio tra bisogno produttivo e la struttura messa in atto per soddisfare tale bisogno. Dalla ricerca sul miglior equilibrio possibile, considerando anche le complessità proprie del business, emerge il primo punto di arrivo verso la ricerca della massima produttività.

Se vogliamo dirlo in parole più colte (da esperti di organizzazione aziendale) possiamo dire che la ricerca dell’equilibrio degli strumenti per la produzione non è altro che l’evoluzione della “organizzazione lean” (Toyota Production System), ovvero della produzione “Just-in-time”, eliminazione degli sprechi (muda) e il miglioramento continuo (kai zen). Il tutto ottimizzando la relazione tra centri di costo e centri di ricavo.

2. CAPITALE UMANO

Per avere un capitale umano equilibrato (rispetto al business ovvero in grado di soddisfare la produzione del business aziendale senza ridondanze), è necessario che tutte le Persone in azienda sappiano fare bene il proprio lavoro, che abbiano tutte le competenze necessarie, che abbiano a disposizione gli strumenti per farlo, che sappiano coordinarsi con gli altri in un contesto adeguatamente complesso (ogni complessità ridondante è un costo), che il loro carico di lavoro sia il più possibile lineare, che sia dato il giusto spazio all’ascolto e che l’ambiente sia il più possibile focalizzato e rilassato allo stesso tempo.

Anche in questo caso la ricerca dell’equilibrio è ciò a cui è necessario tendere per avere una buona produttività. Soprattutto quando la struttura acquista dimensioni considerevoli in termini di Capitale Umano: la percentuale di lavoro di scarso valore produttivo tende ad aumentare, se non gestita.

3. MANAGEMENT

La gestione, o management, è un asset sfaccettato. Da una parte rappresenta la capacità che un’azienda si dà di darsi un’organizzazione, delle regole, una cultura, oltre che il modo di metterle in atto e farle rispettare. Dall’altra parte è la capacità che un’azienda ha di misurare tutti gli sforzi mettendo in atto un sistema di misurazione in grado di fornire in ogni momento i costi generali, ma anche di saper collegare i costi alla commessa/prodotto/servizio e, infine, quello di saper essere una squadra fatta di Persone tutte vicine che ogni giorno combattono la guerra come una propria battaglia una affianco all’altra riconoscendo il valore e la fatica di tutti come un’unica entità. Di conseguenza anche il saper riconoscere tale valore e saper ottenere il massimo dai singoli, ovvero parlando con loro, ascoltandoli, aiutandoli ad essere davvero tutti sulla stessa barca e, per ultimo, sapendone premiare la costanza (non l’eccezione).

4. PARTECIPAZIONE

Teoria e pratica a parte ciò che davvero è più difficile da mettere in atto sono le relazioni umane.

Possiamo avere una “struttura” aziendale perfettamente in equilibrio, con il giusto grado di flessibilità proporzionato a quello che chiede il nostro mercato, possiamo avere un “capitale umano” perfettamente preparato, perfettamente organizzato, che si muove ed opera seguendo flussi operativi perfettamente ottimizzati, il cui lavoro è flessibile per tempo necessario, ruolo attiguo e produttività premiante. … ma se permettiamo situazioni in cui alcune persone non siano in grado di avere delle buone relazioni umane, di relazionarsi coi colleghi come tali invece che come strumenti o macchine al loro servizio, prevalentemente necessarie per il raggiungimento dello scopo, dell’obiettivo, persone non capaci di aiutare gli altri in difficoltà perché non sanno ascoltare il loro grido sommesso di aiuto o si sentono troppo distanti per affiancare i colleghi (per non perdere tempo) … è così che si perde tutto.

Ogni sforzo fatto verso la ricerca dell’equilibrio della struttura, verso l’equilibrio tra valore del capitale umano e fabbisogno, se il management non cura le relazioni, gli allineamenti, le collaborazioni e i conflitti, molto degli sforzi fatti si vanificano. È in tal senso che diviene fondamentale ogni sforzo per avere un management adeguato, capace sensibile e umano: senza rispetto e senza capacità di anticipare i conflitti, evitando direttamente la loro insorgenza, ogni sforzo fatto per ottenere un’azienda ben organizzata diviene vano.

É quindi necessario che ci sia anche un buon equilibrio nelle relazioni umane di tutta l’azienda per ottenere ciò che davvero vale: la partecipazione da parte di tutti a sostegno autentico della mission aziendale.

Tutto ciò premesso

Il mercato può cambiare, i dazi potranno contrarre i nostri volumi, è possibile perdere un cliente, ma ciò che non deve cambiare è la produttività. Se un’azienda si dota di una struttura realmente equilibrata, un capitale umano preparato la cui organizzazione del lavoro ricomprende tutti gli strumenti di flessibilità (tempo e ruolo), una gestione coinvolgente e in grado di misurare ogni andamento; ebbene questo tipo di azienda otterrà la partecipazione da parte di tutti i collaboratori in quanto ritenuta solida con una ambiente bello in cui lavorare bene. La partecipazione è una comunione di forze, una presenza vera (non solo fisica ma anche mentale), basata sulla fiducia nel management e tutto il resto. La partecipazione è anche un valore, quel valore che consentirà all’azienda di saper affrontare con compattezza cambiamenti, evoluzioni, trasformazioni, ma sempre con competenza e determinazione.

Il periodo di cambiamento negli assetti mondiali al quale andiamo incontro ci fa pensare ma questi pensieri devono portarci alla convinzione che il domani si fa oggi e che i nuovi assetti mondiali ci daranno nuove opportunità, che potremo cogliere se le nostre aziende saranno preparate e si doteranno degli strumenti adeguati al mantenimento in equilibrio.

Quindi il domani inizia oggi e AICIM è sempre stata vicina alla PMI facendo cultura d’impresa.

In questo momento, di grande cambiamento, fare cultura d’impresa che supporti la PMI verso l’essere virtuosa è più che mai importante. La nostra squadra è a disposizione delle PMI, anche solo per una chiacchierata.

Fateci sapere almeno se questo articolo vi è piaciuto e se lo sforzo che facciamo ogni giorno per crescere, in modo sempre più efficace, ha acceso un pensiero, in voi che ci leggete, e se la vostra azienda pensate abbia bisogno di un supporto per correre più snella e più veloce alla ricerca del giusto equilibrio e della massima produttività.

Aspettiamo i vostri commenti.

Grazie per l’attenzione,

Andrea Stefano Galdabino